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Gay & Bisex

Nel Bagno del Club 27


di Bsx_930
08.05.2015    |    15.286    |    4 9.5
"Disse mettendo le mani a mo di preghiera..."
Amo il posto dove lavoro, se così non fosse l'avrei già lasciato.
La paga è ottima, i colleghi anche meglio, e i clienti lasciano buone mance e ottime sorprese.
In questo locale siamo in molti a lavorare, be' così da lasciarci almeno un due giorni liberi a testa.
La serata era iniziata in modo diverso dalle altre, la proprietaria voleva provare a creare qualcosa di nuovo.
Solitamente abbiamo due sale piene di tavoli dove serviamo alcolici dalle sette di sera alle be' all'ora che pare alla grande capa, solitamente le tre o cinque del mattino.
Questa sera aveva deciso di fare una serata disco anni '90, e le serate a tema attirano sempre clienti.
Il locale era noto a tutti in città, sopratutto ai ragazzi gay, che lo avevano preso come ritrovo.
Anna, la proprietaria era entusiasta della cosa, non solo perché adorava i gay, ma anche perché questi a metà serata erano mezzi nudi con i fisici belli in mostra, e lei, donna vissuta, non si faceva scappare la cosa.
La sera in questione, quella anni '90, ero a lavoro con Leo, Claudio e Jessica. Se io ero un alcolista, loro mi battevano in pieno.
Ero l'ultimo entrato nella grande banda di Big Mama Anna, ma loro mi volevano già bene.
“Agli anni 90, dove almeno tre quarti di noi sono nati!”. Disse Leo alzando il bicchierino di Tequila.
“Fottiti bastardo!”. Rispose Jessica.
Brindammo e buttammo giù la tequila.
Era sempre dura buttarla giù senza il limone.
Quella sera facevo il cameriere insieme a Claudio, dovevamo passare per la sala e raccogliere i bicchieri dalle mensole alle pareti.
La maggior parte erano di plastica, alcuni in vetro, ma erano pochissimi.
Il Dj in console mixava i grandi successi di quando a malapena riuscivo a camminare da solo, passando da Black or Withe di Michael a Vogue di Madonna, da Wannabe delle Spice Girls a Everybody Backstreet Boys. Un mix meraviglioso di canzoni, emozioni, ricordi, che si mischiavano a alcool e sudore, colori accesi e luci che ti accecavano ogni volta che la tua retina era nel posto sbagliato.
Andai al bancone per riposarmi due minuti e arrivò anche Claudio.
“Credo che mi abbiano toccato più il culo sta sera che in tutta la mia vita”. Disse.
“Lamentati, io ho tatuato sul fianco un paio di numeri, sembro un elenco”. Dissi.
Nel locale noi ragazzi andavamo in giro solo con dei pantaloni neri attillati, mentre le ragazze indossavano o minigonna e top o uno strano costume.
“Quello me lo sono fatto io due settimane fa”. Disse Claudio toccando il secondo numero.
“Messo bene?”. Chiesi scherzando.
“Molto, ma non te lo consiglio, Leo passa il pennarello”.
“Cosa vuoi fare?!”. Stappò il pennarello e tirò una riga sopra il numero con il nome.
“E sopratutto per la tua prima esperienza non con quello”. Continuò.
“Per quello ci sono io”. Disse Leo dall'altra parte del bancone.
Sorrisi.
“Solo perché non parlo di ciò che faccio, non vuol dire che non l'abbia fatto”. Dissi ripartendo per la pista.
Il Dj aveva messo una versione remixata di due delle più belle canzoni d'amore degli anni '90: My Heart Will Go On e I Will Always Love You.
Mentre ascoltavo due delle regine della musica un beota mi rovesciò il cocktail addosso. Un brivido freddo mi percorse tutto il corpo.
Avevo l'addome completamente ricoperto di vodka alla fragola.
Alzai lo sguardo su quell'idiota, e mi trovai davanti una ragazza si e no della mia stessa età.
“Scusa”. Disse mettendo le mani a mo di preghiera.
“Tranquilla capita”. Dissi poggiandole una mano sulla spalla.
Questa dal nulla prese e mi diede un bacio.
Allora era vero che quel locale era un tripudio di voglie, sesso, alcool e droghe non viste.
Mentre Whitney cantava sentì il corpo della ragazza attaccarsi al mio e le sue braccia avvinghiarsi intorno al mio collo.
Le poggiai una mano dietro la schiena e la tirai ancor di più a me.
Sentì uno schiaffo sul culo che mi fece tornare alla normalità.
“Stai lavorando! Se ti vede Anna ti frusta”. Disse Claudio mentre la ragazza si staccava da me.
“Potrebbe piacermi”. Dissi facendogli l'occhiolino.
“Hai ancora il pennarello?”. Chiesi.
Lui me lo porse.
Presi il braccio della ragazza e scrissi il mio numero con la scritta “Chiama se vuoi”.
Mi voltai per cercare Claudio ma era già sparito, e vidi i suoi capelli verniciati di blu elettro per la serata andare verso il bancone.
Lo raggiunsi quando oramai era al bancone e mi diede uno scappellotto.
“Mai durante il servizio! Sempre dopo!”. Disse.
“Parla quello che scende dal palco e lo attaccano al muro per scoparlo li sul momento”.
“Tu chetati che attiri solo musicisti falliti”.
“Ragazzi voi discutete io vado un attimo a sciacquarmi che la vodka alla fragola non è la cosa migliore che si possa avere sui capezzoli”.
Lasciai i due e mi diressi verso il bagno, stranamente non c'era nessuno e aprì la porta.
Quando ci fu abbastanza spazio per vedere dentro mi accorsi che era occupato da un ragazzo.
“Scusami”. Dissi mentre stavo richiudendo la porta.
“Tranquillo, se hai da fare entra pure, credo ci metterò un po' a pisciare”.
Il ragazzo era senza maglietta e aveva un giubbotto di jeans intorno alla vita
Dovevo usare il lavandino, quindi entrai.
“Devo sciacquami un attimo”. Dissi.
Il ragazzo era ubriaco, si vedeva dai movimenti.
“Fa pure, forse con il rubinetto aperto farò qualcosa”. Disse ridendo.
“Come mai devi sciacquarti?”. Continuò.
“Una ragazza mi ha rovesciato un cocktail addosso”.
“Era buono?”. Continuò voltandosi verso di me.
“Be' credo di si, non l'ho assaggiato”. Dissi.
Il ragazzo si sistemò i pantaloni, senza chiudere la botta solo legando la cintura e venne verso di me.
Mi annusò il petto. “Fragola... Vodka... doveva essere un Capiroska”. Disse.
“Credo”. Continuai io spostandomi sempre più indietro attaccandomi alla porta mentre lui si avvicinava.
Si avvicinò ancor di più e poggiò le labbra sul mio fianco.
Un brivido mi percorse la schiena.
Con una mano chiuse la porta dietro di me a chiave.
“Permetti?”. Disse.
Il cuore mi batteva e non sapevo che fare.
“No.. Prego...”. Dissi.
Si abbassò un po' e cominciò a leccarmi dal bordo dei pantaloni a salire in su fermandosi vicino all'orecchio.
Ho sempre amato la lingua che scorre sul mio addome.
“Be' si era molto buono”. Disse guardandomi. “Posso continuare?”. Chiese.
“Volentieri”. Dissi io con il cuore che andava ancora veloce.
Questa volta mi leccò dall'alta parte mettendo le sue mani sui miei fianchi.
“Veramente buono”. Continuò.
Spostò la mano dal fianco alla mia tasca e la tolse subito.
“Anche il pantalone è bagnato”. Disse guardandomi nuovamente.
Già ero eccitato, dopo questa potevo impazzire.
Si chinò nuovamente e prese a succhiare il pantalone.
“Questo sa un po' di stoffa”. Disse avvicinando la mano al mio pacco.
Non so come mi uscì la frase ma so solo che uscì: “Prova a sentire sotto se sa di stoffa”. La pronunciai sganciando il bottone dei pantaloni.
Lui abbassò la zip e li fece calare fino alle ginocchia.
Il mio pacco era in bella presenza duro e lui l'annusò fermandosi sulla cappella.
“Anche qui c'è un buon odore”. Disse.
Prese l'elastico delle mutande e cominciò a succhiarlo.
“Sa meno di vodka e più di scopata”. Disse alzandosi.
Più o meno era alto quanto me, di carnagione chiara, molto chiara, con due grandi occhi verdi ed i capelli scuri.
“Non ti piace il sapore della scopata?”. Dissi questa volta avvicinandomi io a lui.
“Amo il sapore della scopata”. Rispose lui toccandomi il pacco da sopra le mutande.
“E il mio sapore lo vuoi assaggiare?”. Chiesi.
“Solo se dopo fai una cosa per me”. Disse.
“Cosa?”.
“Me lo metti dentro fino a che non ho pisciato”. Disse.
“A questo punto potrei scoparti”. Dissi.
“Casomai la prossima volta, voglio solo sentire cosa si prova”. Disse.
“Ok, ci sto, hai il preservativo per farlo?”. Chiesi.
“Certo”. Disse lui abbassandosi.
Lo tirò fuori e lo prese subito in bocca.
Se lo lavorava lento, senza furia con la lingua faceva piccoli movimenti circolari.
Andava su e giù, lo prendeva tutto in gola fino a schiacciarmi le palle contro le gambe con il mento. Era stupendo.
Continuò con il suo e giù per un po', poi si staccò.
“Duro a venire eh?”. Disse.
“In alcune occasioni si”.
Mentre finì la frase si era tolto la giacca dalla vita e si era abbassato pantaloni e mutande.
Mi porgeva il preservativo.
“Mettilo, poi continuiamo la pompa”. Disse.
Come rifiutare.
Misi il preservativo e mi sputai sulla mano e la passai sull'asta per lubrificare, poi feci uguale per con il suo buco.
Entrai piano lentamente fino a che non entrò tutto.
“Mi sembrava più piccolo in bocca”. Disse e poi cominciò a pisciare.
Sentivo la musica da fuori e il rumore del liquido cadere.
Alla fine della pisciata diede dei piccoli colpetti stringendo il buco. Così non faceva altro che eccitarmi.
Aveva finito ma non si muoveva. Ero attaccato a lui con il cazzo dentro di lui.
“Be' non fai niente?”. Disse.
Mi stavo spostando per staccarmi ma mi bloccò.
“Il mio ragazzo mi ha lasciato una settimana fa, sono uscito solo oggi perché mi ha trascinato mia sorella. Ora io ti ho succhiato il cazzo e tu come favore me lo hai messo dietro, e io direi di finire l'opera se ti va”.
Non me lo feci ripetere due volte.
Gli presi i fianchi e cominciai a darci dentro.
Ogni tanto usciva un lamento o un “Si cazzo” dalla sua bocca.
L'esclamazione più bella fu “Oh Cristo ancora”, quando gli diedi una botta più forte.
Lo inculai per poco più di dieci minuti, non avevo molto tempo, ero già stato via a lungo.
Ma non volevo venire in un preservativo. Volevo venire su quel petto pallido e liscio.
Stavo per toglierlo dal suo buco quando lo sentì stringersi ripetutamente.
Stava venendo.
Mi staccai da lui, tolsi il preservativo, lui prese la giacca e la buttò a terra inginocchiandosi sopra e lo riprese in bocca.
Dopo poco venni anche io. Il primo schizzo gli riempì la bocca ma il resto lo feci fuori.
Dal mento colava la mia sborra e altri schizzi erano sul suo petto.
Quella dal mento cominciò ad allungarsi a colare sul petto unendosi agli altri schizzi.
“Sei un manzo”. Disse guardandomi.
Lo aiutai a rialzarsi e mentre si sciacquava il petto e il mento io mi risistemavo i pantaloni.
Anche lui si rivestì ed uscimmo dal bagno.
“Buona serata allora”. Dissi pensando che sarebbe andato in pista, invece mi seguì e arrivato al bancone prese il pennarello che era li e mi scrisse sul braccio il numero ed il nome.
“Se domani sei pieno chiama”. Disse infilandomi la lingua in bocca.
“Christian! Dove cazzo eri finito?”. Era la voce di una ragazza.
Il ragazzo si staccò e si girò verso la ragazza.
“A divertirmi come mi hai detto tu sorellina”. Disse.
Guardai la ragazza, e per mia sorpresa era la stessa del cocktail.
Da dietro mi arrivò un altro scappellotto.
“La finiamo?”. Disse Leo.
“Non è colpa mia! Sembra che attiri quella famiglia! Prima la sorella e ora il fratello!”. Dissi.
Leo scoppiò a ridere poggiando due bicchierini sul bancone.
“Bevi o verginello”. Disse scherzando.
E buttammo giù tutto.
La serata era ancora lunga, la notte molto giovane, ed il mio amore per il Club 27 cresceva ogni giorno di più.
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